Jasper Johns e la cara vecchia torta di mele all'americana
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Jasper Johns nacque nel 1930 ad Augusta, nella Georgia, ma spese tutta la sua infanzia a Allendale, nella Carolina del Sud.
Come molte famiglie povere americane del periodo, visse un'infanzia abbastanza disagiata: mamma e papà divorziarono quando era ancora piccino, e passò così molta della sua fanciullezza dai nonni, nella South Carolina rurale e depressa di fine anni '30.
Forse fu questa esperienza giovanile così radicata nella sub-cultura provinciale americana a dettare poi gran parte del suo lavoro d'artista, che ha sempre visto la riproposizione e la rivisitazione di icone di facile memorizzazione e di grande riconoscibilità popolare come elemento caratteristico.
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Nel 1948, dopo aver abbandonato gli studi alla University of South Carolina a Columbia, Johns si trasferisce a New York per studiare alla prestigiosa Parsons School of Design, ma l'esperienza purtroppo durerà ben poco: dopo sei mesi verrà richiamato dallo Zio Sam per la guerra in Corea, dove sarà spedito per due anni a Sendai, in Giappone.
Jasper Johns - "Flag" - 1955
Tornato a New York nel 1964, per sbarcare il lunario inizia a lavorare in una libreria dove stringe una grande amicizia con Robert Rauschenberg e l'eclettico John Cage: sarà l'inizio di un profico sodalizio sia umano che artistico, molto importante per la figura futura del giovane pittore.
Da sempre particolarmente attratto dall'astrattismo, in particolare dalle forme semplici e dalle campiture di colore piatte, nel 1955, dopo uno strano sogno, realizza la sua prima opera degna di rilievo, "Flag".
Jasper Johns - "Flag" - 1958
Disegnata in fretta ed in furia su un lenzuolo, la bandiera americana viene impressa con la tecnica dell'encausto e del collage, e diventerà una delle opere più famose del pittore, che raggiungerà in tempi recenti quotazioni inimmaginabili (superiori ai 20 milioni di dollari).
Di bandiere americane Johns ne realizzerà altre quattro versioni principali, che diventeranno soggetti familiari e segni distintivi di tutta la sua produzione.
Jasper Johns - "Bersaglio"
Nel 1957, partecipando alla mostra collettiva “Artists of the New York School: Second Generation” viene notato dal famoso gallerista Leo Castelli, che lo prenderà sotto la sua ala protettrice e gli farà realizzare, l'anno successivo, la sua prima mostra personale, che riscuoterà un grande successo.
Si aprirà così un periodo dorato per l'artista, che in pochi anni vedrà le sue opere essere acquistate dal Museum of Modern Arts, nonché la sua partecipazione presso le più importanti mostre internazionali, come la Biennale di Venezia.
Jasper Johns - "Map" - 1961
I soggetti di Johns rimangono fortemente astratti, eppure così legati alla realtà della sua terra: semplici bersagli, oggetti della vita comune, mappe degli Stati Uniti d'America.
Non è propriamente pop art, ma non è neppure post-espressionismo: è un qualcosa di automatico e seriale, memorizzato da così tanto tempo nella sua mente (che è poi la mente della gente del suo periodo) da divenire quasi alienante, ossessivo e ridondante.
Al contrario di Andy Warhol, a Jasper Johns non interessa la riproduzione automatica di soggetti che già di per loro sono serializzati; piuttosto, la sua arte mia a ridare individualità ben specifica a oggetti e concetti comuni, spesso banali.
Jasper Johns - "Summer" - 1985
Dagli anni '70 in poi, Johns adotta un nuovo metodo espressivo, quasi modulare e fortemente indirizzato verso l'astrazione pura, eseguito con la tecnica del tratteggio incrociato.
Le opere di tale composizione diventeranno presto molto ricercate dai collezionisti, e nello stesso decennio l'artista comincia a cimentarsi con l'incisione, di cui diventerà uno dei colossi non solo del suo tempo, ma di tutta la storia dell'arte.
Jasper Johns - "Green Angel" - 1991
Con valutazioni ormai alle stelle, per tutti gli anni '80 Johns si dedicherà ad una nuova produzione di dipinti, in cui inserirà oggetti e calchi del corpo umano: è il cosiddetto 'periodo tridimensionale', che durerà fino all'inizio degli anni '90, quando l'artista, progressivamente, si ritirerà dalle scene chiudendosi nel suo casolare in Connecticut, interrompendo qualsiasi contatto con media e gallerie.
Jasper Johns: il genio misantropo
Jasper Johns è considerato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, ed il suo contributo alla storia della pittura e dell'arte in generale è stato ed è sicuramente enorme: esponente di spicco del cosiddetto New Dada, è considerato da molti l'erede naturale di Marcel Duchamp - a cui 'ruba' il lato puramente concettuale dei lavori - però con una forte componente prettamente pittorica.
Una necessità di andare oltre il concettuale sempre molto forte in Johns: l'artista s'è sempre considerato in primis un pittore, per giunta essenzialmente autodidatta.
Fuori da ogni genere per sua stessa ammissione, spesso è erroneamente considerato tra i grandi della pop art, da cui però si distacca categoricamente: non si spiegherebbe sennò il suo decicarsi al puro segno, nel gioco di grafie che sembrano proporre un più che onesto dialogo con la realtà, con quella parte di terra che gli ha dato i natali.
Io non voglio essere definito.
L'arte di Jasper Johns è una sfida continua, come i suoi grandi bersagli che, più che arte popolare, diventano quasi dei giganteschi monoliti di quell'astrazione capace però di sembrare più vera del reale: tracce sparse in maniera distratta, particolari insignificanti, stesure vive e vivide ed espressività dirompente.
La pittura di Johns non è per le masse, non lo è mai stata e non vuole mai esserlo: l'artista americano non prova nessun piacere ad accontentare la parte modaiola della critica, e non accetta di farsi costringere da dialettiche impersonali.
Minimalista e protagonista assoluto della famosa "Scuola di New York", il suo genio si è a volte misurato con gli altri giganti della sua epoca, uscendone sempre fedele a sé stesso: la sua voglia di solitudine, la sua ricerca incessante nel miglioramento del tratto che l'ha portato ad una maestria invidiabile nell'arte dell'incisione non sono mai scesi a compromessi.
Neppure negli anni più tormentati e tormentanti, ovvero gli '80, dove l'artista patisce l'enfasi di una pittura sempre più labirintica, disomogenea, quasi apocalittica nel suo caos dirompente: gli innesti materici sono la prova tangibile della forte tendenza di Johns a non ripetersi mai, ad evolvere verso mille variazioni sul tema che non cadono però mai nella ridondanza fine a sé stessa.
asper Johns non si riconosce in nessuna definizione, per un semplice motivo: non vuole essere definito.
Forse è questo il senso profondo di tutta la sua produzione.