L'alopecia androgenetica
- Perché si manifesta l'alopecia androgenetica?
- L'alopecia è un disturbo solo maschile?
- Perché ci si ammala di alopecia androgenetica?
- Perché i capelli, colpiti da alopecia androgenetica, ci mettono anni a cadere del tutto?
- L'alopecia androgenetica si arresta da sola, o continua fino a che i capelli non son tutti caduti?
- L'alopecia androgenetica si cura?
- Si può misurare l'alopecia?
- Ho subito un forte periodo di stress e, benché non abbia mai sofferto di alopecia prima, ho notato un diradamento. Sto quindi diventando calvo?
- Perdo ogni giorno molti capelli, sto diventando pelato?
- Ho 25 anni e sono stempiatissimo. Da poco si è cominciata a formare anche la cosiddetta 'piazza vuota' sulla nuca. Sto diventando calvo?
- I farmaci possono fermare l'alopecia?
- Ho superato i 30 anni, ho ancora tutti i capelli e anche la densità mi pare buona, però ho notato che la mia linea di attacco, in particolar modo la punta del front e le tempie, si è modificata… Direi quasi 'alzata'. Sto diventando pelato?
- È vero che i calvi sono sessualmente più vigorosi?
- Sarei interessato all'autotrapianto. Costi, procedure e tempi? E, soprattutto, risultati?
- Ho letto un'intervista al popolare Marco Masini, nella quale egli affermava di aver risolto il problema della calvizie con l'impianto di capelli sintetici. È possibile una cosa del genere?
- Ho visto la réclame di un prodotto che, grazie a della polvere coprente, maschera la diradatura sulla nuca. Che dici, funziona?
- E che mi dici dei parrucchini di nuova generazione?
- Si arriverà un giorno al trapianto di capelli prodotti artificialmente?
- Se l’alopecia androgenetica è un problema genetico, non è possibile curarla geneticamente?
- La calvizie è davvero un problema?
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Questa pagina informativa tratta di argomenti medici e farmaceutici.
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Se leggendo questa pagina ti vengono dubbi o hai bisogno di chiarimenti, ricordati di consultare sempre un medico prima d'intraprendere qualsiasi iniziativa personale.
L'alopecia androgenetica, chiamata anche, nel linguaggio comune, 'calvizie', è una lenta, ma costante ed irreversibile, atrofizzazione del bulbo capillare.
Si calcola che almeno l'80% della popolazione mondiale maschile soffra di questo disturbo, che si manifesta sempre in differenti livelli e gradi di avanzamento, non correlati all'età e che tendono a colpire qualsiasi etnia dell'Homo Sapiens.
Al contrario di ciò che si pensa, colpisce sia uomini che donne, anche se in queste ultime è manifestazione molto più rara rispetto alla controparte maschile.
Negli uomini, comincia a manifestarsi, generalmente, subito dopo la pubertà ; ovverosia quando lo sviluppo ormonale è completo e il ragazzo è sessualmente maturo.
Se vuoi saperne di più su questa particolare condizione genetica umana, continua a leggere.
L'unica cosa che arresta la caduta dei capelli è il pavimento.
Perché si manifesta l'alopecia androgenetica?
Perché alcuni bulbi piliferi del corpo umano sono sensibili all'azione dell'ormone testosterone.
Tale ormone difatti, nei soggetti geneticamente predisposti, si lega al follicolo del capello (il perché è ancora sconosciuto) e ne causa la lenta atrofizzazione, che porterà inevitabilmente alla sua morte.
Da notare è come non tutti i peli del corpo siano ricettivi al testosterone: difatti, e le cause di ciò sono ancora un mistero, i capelli di fronte, tempie e nuca sono geneticamente predisposti a legarsi col testosterone.
Di contro la fascia di capelli conosciuta come 'corona ippocratica' (che circonda tutti i lati della testa da un orecchio all'altro) sono geneticamente refrattari all'ormone maschile.
Quindi, non cadono mai, a meno di stimoli esterni invasivi (tipo cura radioterapica per un tumore, intossicazione da radiazioni, malnutrizione, dermatiti, infezioni micotiche, ecc ecc.).
Sebbene possa colpire anche altre parti del pelame del corpo, col termine di 'alopecia androgenetica' si fa comunemente menzione della forma alopecica che colpisce esclusivamente i capelli presenti sulla testa.
È stato scientificamente provato ormai da tempo che l'enzima 5 alfa-reduttasi di tipo II, presente nei follicoli ricettivi, trasforma il testosterone in diidrotestosterone (DHT).
Tale metabolita lentamente miniaturizza il bulbo pilifero ricettivo, portandolo all'inevitabile morte.
Tale processo può essere più o meno lungo, a seconda dell'aggressività della calvizie: da mesi ad anni.
L'alopecia è un disturbo solo maschile?
No, è una condizione che colpisce sia maschi che femmine della specie umana, anche se le percentuali con la quale essa si manifesta cambiano considerevolmente in base al sesso.
Si stima che l'80% dei maschi ne accusi i sintomi, mentre la percentuale nelle femmine varia dal 35% in età fertile al 50% nella menopausa: questo è presumibilmente dovuto all'effetto degli ormoni estrogeni della donna, che nella fertilità sono i naturali antagonisti del testosterone.
Una curiosità : la calvize è presente anche in altri primati, come lo scimpanzé, il macaco orsino ed il gorilla.
Perché ci si ammala di alopecia androgenetica?
In primis: l'alopecia androgenetica non è una malattia.
Almeno, non nella stretta accezione del termine medico.
Si tratta, per l'appunto, di una predisposizione genetica, che non influenza nessuna funzione del corpo umano: non è contagiosa, non causa dolori o fastidi fisici, non porta all'invalidità o alla morte, non pregiudica alcuna funzione essenziale del corpo umano.
Porta solo ad un unico, per alcuni grosso ed inaccettabile, problema: la perdita dei capelli su fronte, tempie e nuca.
Gli effetti nocivi dell'alopecia sono di natura prettamente estetica, e quindi psicologica.
La causa dell'alopecia è, come detto, la predisposizione genetica dei follicoli capillari all'azione del testosterone, specificatamente alla reazione 5 alfa-reduttasi che trasforma il testosterone in diidrotestosterone e lo fa legare al bulbo pilifero causandone l'atrofizzazione: quindi, in presenza di tale predisposizione, la calvizie non non può essere evitata.
Altri fattori minori, non genetici ma indotti esternamente, che possono accelerare il processo di atrofizzazione (parziale o totale) del bulbo capillare, sono:
- Stress;
- Errata alimentazione;
- Cure farmacologiche invasive;
- Cattiva circolazione sanguigna
Da notare che tutte queste cause complementari, benché incidenti sul peggioramento dell'alopecia e sulla sua velocità di azione sul bulbo, da sole non bastano a fare perdere completamente i capelli: bisogna comunque essere geneticamente predisposti.
Risulta altresì importante notare che, essendo i peli composti dalle proteine cheratina e melanina, l'alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel discorso, poiché capelli più o meno forti possono resistere meglio o peggio all'effetto atrofizzante del diidrotestosterone.
Perché i capelli, colpiti da alopecia androgenetica, ci mettono anni a cadere del tutto?
Perché è così che l'alopecia androgenetica si manifesta: è un'azione lenta, ma costante, che impiega un certo numero di anni per portare alla 'testa pelata' totale.
I follicoli dei capelli ricettivi, dove il testosterone s'è insidiato, non muoiono di colpo, ma si atrofizzano lentamente.
Questo vuol dire che non smetteranno seccamente di produrre capelli nuovi, ma genereranno, col tempo, capelli sempre più fini e sottili, sempre più con meno colore naturale, sempre più corti e sfibrati.
Fino a che non produrranno altro che un pelo villus, ovvero un capello completamente atrofizzato, sottilissimo ed incolore.
Se ci ci fa caso difatti, i calvi non sono mai completamente 'a boccia', ma avvicinandosi (a parte rasature varie), noterete una sottile ma persistente peluria, praticamente quasi trasparente e quasi impalpabile.
Sono tutti peli villus, ovvero ex-capelli prodotti dal follicolo atrofizzato dal testosterone.
Anche la caduta durante le fasi iniziali e medie dell'alopecia, è ben riconoscibile: i capelli non cadono 'a ciocche' (come erroneamente molti credono), ma anzi la caduta è modica, però costante.
I capelli cadono sempre più corti, ricurvi e sempre più sottili.
In una quantità variabile di anni, l'alopecia porterà alla calvizie più o meno avanzata, quando non totale.
L'alopecia androgenetica si arresta da sola, o continua fino a che i capelli non son tutti caduti?
Dipende sempre dalla predisposizione genetica del soggetto, dalla sua salute generale, dalla sua alimentazione e dalle eventuali terapie attive.
E anche, in ultima battuta, dal suo grado di stress psico-fisico.
Generalmente, si conosce sempre il punto di inizio dell'alopecia androgenetica, che è la maturazione sessuale.
Il punto finale però, e il totale grado di atrofizzazione dei bulbi piliferi, è impronosticabile a livello generalista.
L'alopecia androgenetica si cura?
Non esiste cura specifica, almeno attualmente, che possa risolvere definitivamente il problema.
Tutte le soluzioni finora proposte, al massimo tamponano, rallentano o mascherano l'alopecia, ma la sua azione è genetica e progressiva, quindi al momento è irreversibile.
Fino ad adesso, le soluzioni per arginare e/o mascherare la perdita di capelli sono essenzialmente tre:
- Farmacologica, ovvero somministrando al paziente dei medicinali antagonisti del diidrotestosterone (tipo il famoso finasteride).
Tale soluzione rallenta solo il problema ma non lo elimina, e può avere effetti collaterali (ad esempio perdita di libido ed aumento di peso).
La sua efficacia è direttamente legata alla sua somministrazione nel tempo: se viene fermata, l'alopecia riprende ad uccidere i bulbi dei capelli con la sua consueta velocità genetica.
Nella terapia farmacologica sono inclusi anche i trattamenti stimolanti della circolazione sanguigna dei follicoli, una mirata dieta alimentare specifica per il paziente ed, in generale, qualsiasi farmaco o procedimento tendente a fermare o rallentare l'atrofizzazione del bulbo pilifero; - Chirurgica, ovvero eseguendo l'autotrapianto dei bulbi capillari.
In pratica, vengono prelevati dalla corona ippocratica i bulbi sani, che non sono ricettivi all'azione del testosterone, e vengono impiantati chirurgicamente nelle zone invece colpite dall'alopecia.
È una soluzione invasiva, ancora molto costosa (per circa 2000 bulbi impiantati singolarmente, si può spendere spendere anche fino a 6.000 Euro), dagli esiti estremamente variabili a seconda del chirurgo che opera e, soprattutto, della risposta del paziente; - Estetica, ovvero l'uso di parrucche, microfibre e protesi varie.
I moderni parrucchini, benché ovviamente posticci, sono fatti con capelli naturali annodati o fusi direttamente a particolari retine gommose, estremamente sottili e praticamente invisibili, totalmente personalizzabili in colore e densità .
Sono la soluzione (solo di copertura, ovviamente) definitiva e permanente al problema estetico, con i risultati visivi migliori.
Lo svantaggio è che costano molto, necessitano di manutenzioni periodiche meticolose, vanno sostituiti regolarmente e, soprattutto, devono essere accettati psicologicamente.
Rientrano nella soluzione estetica anche l'impianto di capelli artificiali e la tricopigmentazione.
Al di fuori di queste soluzioni, altre al momento non ve ne sono.
Si può misurare l'alopecia?
Sì, sono disponibili differenti elementi di valutazione visiva che pemettono una classificazione dell'atrofizzazione follicolare.
Nel corso degli anni sono stati studiati accuratamente tutti i tipi di alopecia, e sono state sviluppate differenti scale di misurazione, basate sull'entità e la gravità dei danni che la calvizie genera ai follicoli della testa.
Una delle più famose scale di misurazione dell'alopecia è sicuramente quella stilata negli anni '70 dal dottor Nordwood: essa suddivide la calvizie in sette livelli, dove il primo (1) presenta una situzione di una testa normale, e il settimo (7) presenta invece la calvizie totale.
Ho subito un forte periodo di stress e, benché non abbia mai sofferto di alopecia prima, ho notato un diradamento.
Sto quindi diventando calvo?
Generalmente, la risposta è no.
Ma è risposta per l'appunto generica.
Periodi di forte stress (che sia emotivo, lavorativo et similia) possono causare quello che viene chiamato 'telogen effluvio': ovvero, una rapida caduta dei capelli nella fase telogen, una delle tre che il capello ha durante la sua vita.
Solitamente, nella stragrande maggioranza dei casi ed in assenza di predisposizione genetica, l'effetto è momentaneo e reversibile: passato il fattore generante dello stress, il bulbo rigenera totalmente il capello.
Al massimo, può rimanere un certo diradamento, ma se avete passato la trentina questo è considerato fisiologico: la massa pilifera totale della testa si dirada con l'età , e questo è assolutamente normale.
Un telogen effluvio si riconosce facilmente: i capelli cadono in forte numero, quelli che cadono sono lunghi e dotati di tutta la radice.
Non bisogna spaventarsi ma, in primis, ricorrere ad un medico dermatologo che valuterà coscientemente la situazione alimentare, emotiva e di salute in generale.
Forse potreste anche avere una particolare carenza vitaminica, oppure avete sopportato male un forte trauma emotivo, oppure una cura antibiotica pesante.
Oppure anche, se siete donne, siete gravide ed ancora non lo sapete; od ancora, avete degli sbalzi ormonali anomali.
Il dermatologo saprà comunque venire a capo del problema, e consigliarvi per il meglio.
La perdita repentina dei capelli in forte numero non è solitamente mai indice di alopecia androgenetica, che invece si manifesta con una perdita lenta, ma costante ed irreversibile, dei capelli.
Quando si è preoccupati per la salute dei capelli, si vuol saperne di più o semplicemente si vuol essere tranquillizzati, l'unica cosa sensata da fare è prendere un appuntamento con un medico dermatologo specializzato in tricologia.
Perdo ogni giorno molti capelli, sto diventando pelato?
Perdere ogni giorno capelli è assolutamente normale.
Tutti ne perdiamo, ed in quantità variabile.
Il capello ha essenzialmente tre fasi: si forma (sottopelle), spunta fuori, poi muore e si stacca.
Regolarmente, tutti i capelli della nostra testa vengono perennemente rinnovati dai rispettivi follicoli a ciclo continuo.
Difficilmente un generico capello rimane attaccato alla testa per più di due anni e, solitamente, entro 3-4 anni il ciclo di rinnovamento si completa e poi ricomincia.
Il rinnovamento però è graduale e costante, ossia: i capelli si rinnovano 'a settori', e non tutti insieme.
Ecco perché non ci accorgiamo dei cicli, e non diventiamo calvi ogni tot.
Solitamente, il capello che ha ormai finito il suo ciclo di vita si stacca per azione meccanica, ovvero: spazzolamento, lavaggio, anche lo sfregamento notturno del cuscino.
Questo è normale, e non è indice di alopecia androgenetica.
Molti esagitati contano il numero di capelli che perdono quotidianamente: è totalmente inutile.
Non conta in numero di capelli che si perde giornalmente, ma bensì quanti capelli vengono rigenerati.
Se si perdono diciamo 200 capelli al giorno e ne si regenerano 200, non c'è problema.
Se se ne perdono 300 e se ne rigenerano 300, state anche qui si sta bene.
Il problema è quando se ne perdono 100 e se ne rigenerano solo 50 sani, ed altri 50 degenerati (come detto in precedenza): ecco, lì ci potrebbe essere il sospetto dell'alopecia.
Va ricordato, comunque, con l'età la rigenerazione dei capelli rallenta, e rallenta gradualmente ma inesorabilmente.
Si calcola che a 60 anni, anche se non si è mai sofferto di alopecia, si ha circa il 40% della massa totale che avevate a 15 anni.
Attenzione, 'massa totale' e non 'zone coperte'.
Si chiama 'vecchiaia', che è una parola brutta e démodé ma crudelmente reale.
Ho 25 anni e sono stempiatissimo. Da poco si è cominciata a formare anche la cosiddetta 'piazza vuota' sulla nuca.
Sto diventando calvo?
Probabile.
L'alopecia androgenetica, difatti, non colpisce tutte le zone sensibili della testa allo stesso modo, ed in maniera uniforme.
Bensì, parte usualmente dalla linea frontale, in particolar modo le tempie, e si va diramando verso l'interno della testa. Contestualmente, si forma anche la classica 'piazza scoperta' sulla nuca (il vertex, come viene chiamato), che poi andrà a congiungersi all'azione di diradamento del front.
Tutto questo avviene solitamente in anni, che possono essere molti o pochi, a seconda dell'aggressività dell'alopecia che è basata sul fattore genetico.
È molto probabile comunque che, in situazioni particolarmente aggressive, entro pochi anni ci sia un considerevole diradamento di tutta la zona pilifera della testa, ad eccezione ovviamente della corona ippocratica.
Anche in questo caso, è comunque opportuno prenotare una visita specialistica presso un medico dermatologo specializzato in tricologia.
I farmaci possono fermare l'alopecia?
I farmaci attualmente disponibili sul mercato possono rallentare e stabilizzare l'alopecia, ma non sono in grado di curarne le cause (ossia, la ricettività di alcuni follicoli al DHT).
Quando un bulbo è completamente atrofizzato, e quindi morto, è impossibile riportarlo in vita.
I farmaci invece possono fare molto per i follicoli attaccati dal diidrotestosterone ma che ancora sono in grado di produrre il pelo: una terapia efficace può rinvigorire il bulbo sotto attacco, permettendogli di ricominciare a produrre capelli di buona qualità .
Ecco perché è importante, in caso di dubbi, recarsi immediatamente da un dermatologo esperto in tricologia, che saprà sicuramente diagnosticare la presenza o meno di alopecia e consigliare la terapia adatta al paziente: prima si interviene, e più probabilità ci sono di salvare il salvabile.
Ho superato i 30 anni, ho ancora tutti i capelli e anche la densità mi pare buona, però ho notato che la mia linea di attacco, in particolar modo la punta del front e le tempie, si è modificata… Direi quasi 'alzata'. Sto diventando pelato?
Probabilmente no.
Come tante altre cose del corpo, anche l'attaccatura dei capelli si modifica con l'età .
Anche le gengive, pure se in perfette condizioni e senza parodontiti varie, si modificano con gli anni: si chiama invecchiamento, ed è più o meno lento a seconda del patrimonio genetico e, in parte minore ma fondamentale, degli stili di vita.
Il vero problema, semmai, è come avviene la modifica: quelli più fortunati, dotati cioè di un buon corredo genetico, invecchiano 'meglio', ovvero più armonicamente e in maniera graduale.
Quelli più sfortunati, o che hanno ecceduto in molti carichi di stress psico-fisici, hanno un crollo più marcato, molto meno armonico.
Quindi, che la frontline dei capelli si sia alzi con l'età , oppure si presenti una leggera stempiatura, è considerato fisiologico.
Per fugare ogni dubbio, comunque, è sempre possibile ricorrere ad una vistita specialistica presso un dermatologo esperto in tricologia.
Sull'invecchiamento, comunque, sarebbe bene farsene una ragione: tutti invecchiamo, che ci piaccia o no.
Ogni sistema tende all'entropia, ed il corpo umano non fa eccezione alla regola.
Come cantava Samuele Bersani in una sua vecchia hit:
"E mentre inaspettatamente comincio a perdere i capelli / Ho visto in giro i miei gemelli / Pettinati uguali uguali".
È vero che i calvi sono sessualmente più vigorosi?
No.
L'alopecia androgenetica non è sinonimo di virilità .
Né, tantomeno, è segno di maggior produzione di testosterone rispetto alla norma.
Significa semplicemente che alcuni dei follicoli della testa sono ricettivi al testosterone.
Che li fa atrofizzare e morire.
Si potrebbe essere anche pelati ed impotenti, per quel che concerne il fattore squisitamente scientifico.
Sarei interessato all'autotrapianto. Costi, procedure e tempi?
E, soprattutto, risultati?
Per autotrapianto, si intende la procedura esclusivamente chirurgica di espianto del bulbo capillare dalla corona ippocratica (detta donatrice o donor), e suo conseguente innesto nell'area affetta da calvizie.
La procedura, particolarmente lunga e meticolosa, è stata messa a punto per la prima volta negli anni ’30 del 1900 dal medico giapponese Shoji Okuda, pioniere nei primi esperimenti di autotrapianto dei follicoli piliferi benché fosse inizialmente specializzato in oftalmologia.
Sul finire degli anni '50, il dermatologo americano Norman Orentreich perfezionò di molto la tecnica implantologica, che dagli anni '60 ha cominciato a divenire disponibile commercialmente.
Attualmente, le tecniche moderne sono orientate, generalmente, a ricostruire in maniera più naturale possibile le aree di capelli perse per azione dell'alopecia.
I risultati possono andare dall'ottimo allo scarso, a seconda della bravura del chirurgo, della qualità e quantità della zona donatrice e, fondamentalmente, della risposta fisiologica del paziente.
Chiariamo subito una cosa: l'autotrapianto non fa miracoli.
Bisognerebbe quindi levarsi da torno l'idea di riavere tutti i capelli, belli folti come prima: questo è impossibile, per un mero problema matematico: se si è già perso un, 20, 30 o 40% della massa pilifera totale, il trapianto non rigenera quello che è stato perduto, ma piuttosto sposta.
In caso di risultati ottimali, l'autotrapianto può ricreare una certa densità dove prima c'era un diradamento.
Ma riavere tutti tutti i capelli come quando si avevano 15 anni è impossibile.
La zona donatrice per un trapianto ha un massimale di bulbi che possono essere presi senza particolari devastazioni estetiche visibili: superato quel limite, se il trapianto non ha ben attecchito, c'è ben poco da fare.
Fino agli anni '90, le procedure dell'autotrapianto erano primordiali e molto invasive: in pratica, veniva asportata dalla zona donatrice una striscia di cuoio capelluto, poi opportunamente tagliato in tanti quadratini, che venivano infine innestati nell'area calva.
La procedura dava risultati modesti, quando non totalmente ridicoli: lasciava grosse cicatrici nella parte donatrice mentre, nell'area del trapianto, i capelli superstiti alla chirurgia ricrescevano 'a ciuffetti', stile bambola.
Estremamente brutto a vedersi, totalmente innaturale.
Fortunatamente, ora i prelievi vengono fatti singolarmente (o, al massimo, di due o tre bulbi alla volta) tramite apposite metodologie chirurgiche, e vengono impiantati pure singolarmente.
Ci sono diverse tecniche di operazione, a seconda del grado di calvizie e, soprattutto, a seconda della qualità e quantità della zona donatrice.
Le più utilizzate sono essenzialmente due:
- Metodo FUE;
- Metodo FUT (chiamato anche STRIP)
Il metodo FUE (Follicular Unit Extraction) prevede l'ablazione delle unità follicolari singole, tramite apposito micro-bisturi circolare.
I bulbi sono quindi espiantati singolarmente dalla zona donatrice, e vengono impiantati altrettanto singolarmente sulla zona calva da infoltire, per mezzo di micro-incisioni fatte con un ago o con un micro-bisturi.
Se eseguita bene, è una tecnica che assicura una grande naturalezza all'impianto, in quanto il chirurgo può costruire la sua 'mappa implantologica' scegliendo la densità , l'angolo di ricrescita e la conformazione del pattern, adattando il tutto all'anatomia del paziente.
Non è una tecnica particolarmente invasiva, e datosi che non ha bisogno di punti di sutura, la guarigione dopo l'intervento è molto rapida.
In genere, l'operazione di trapianto viene fatta in una o più sedute (dipende dal chirurgo e dalla situazione che va a trovare sul paziente), in anestesia locale (si usa lo stesso anestetico dei dentisti).
Sempre in genere, una sessione di trapianto dura qualche ora, e possono venire esportati ed innestati dai 500 agli oltre 3000 follicoli.
Gli svantaggi principali di tale tecnica solo gli alti costi, la durata d'intervento molto lunga e una particolarmente elevata abilità manuale richiesta da parte del chirurgo che esegue l'operazione: si padroneggia infatti una buona tecnica solo dopo molti anni di apprendimento e di esperienza, e questo incide sui costi finali del medico e del trapianto.
Nel metodo FUT invece (Follicular Unit Transplantation) i follicoli piliferi sono prelevati asportando una striscia dalla parte donatrice (la strip, per l'appunto), incidendola con una particolare tecnica che mantiene le unità follicolari intatte.
La striscia è solitamente alta 1-1.5 cm e lunga 15-30 cm, ma le misure possono cambiare a seconda della qualità della zona donatrice, la sua densità e la conformazione anatomica del paziente.
La zona asportata deve essere suturata, mentre la striscia con i follicoli viene sezionata al microscopio, dividendoli singolarmente oppure a gruppi di due-tre, a seconda dell'effetto che il chirurgo vuole dare all'impianto.
I follicoli saranno poi impiantati nella zona ricevente variandone la densità e l'inclinazione a discrezione del chirurgo.
È una tecnica che si adatta bene laddove vi siano da ricoprire aree estese di calvizie, è più rapida e permette l'autotrapianto di un numero maggiore di unità follicolari in una sola sessione rispetto alla FUE.
Gli svantaggi sono essenzialmente due: lascia delle cicatrici nella zona donatrice - anche se piccole, e necessita di alta qualità e densità di quest'ultima per riuscire in maniera ottimale.
Quale che sia la tecnica scelta, la riuscita o meno di un trapianto è dipendente da molti fattori - come qualsiasi altro intervento chirurgico - non sempre preventivabili a priori.
Il fattore principale è la circolazione sanguigna della zona che subisce il trapianto, che deve essere ottimale: tale condizione è indispensabile per garantire un adeguato numero di follicoli attecchiti.
I capelli generalmente vengono rasati oppure tagliati molto corti, per facilitare l'operazione di trapianto.
Si può tornare a casa subito dopo, i bulbi trapiantati cominceranno da subito a cicatrizzare e a formare le crosticine.
Dopo qualche settimana, le crosticine cadranno e si porteranno appresso pure il capello: ciò è normale, poiché non è stato un trapianto di capello, ma un trapianto di bulbo.
Sempre ammettendo che il trapianto sia ben riuscito, dopo qualche mese cominceranno a ricrescere i capelli nei bulbi trapiantati, e dopo circa un anno la situazione dovrebbe stabilizzarsi.
Si potrà riavere quindi una densità capillare variabile in base a quanti bulbi vi hanno trapiantato e quanti hanno effettivamente attecchito, e siccome quei bulbi sono geneticamente immuni al testosterone, non cadranno mai più per colpa di esso.
Questo, sempre ottimisticamente parlando.
In realtà , la letteratura medica e le statistiche sanitarie affermano che solo una modesta percentuale di trapianti riesce in misura ottimale.
Il restante dei trapiantati (la maggior parte di essi, statisticamente), va a finire in una situazione tra lo scarso e il modesto.
Inutile ripetere che la mano del chirurgo è sì essenziale, ma è essenziale soprattutto la risposta dell'organismo del paziente, oltreché la qualità e la densità della zona donatrice.
Zone donor con un alto numero di bulbi multipli, ad esempio (cioè follicoli che generano più di un capello) sono considerate ottime, poiché possono permettere una densità ovviamente maggiore di zone con bulbi mono-pelo.
Solitamente, le cliniche e gli studi dermatologici specializzati in auto-trapianti, pubblicizzano e mostrano orgogliosamente solo i loro casi migliori; quelli, per intenderci, che gli sono riusciti davvero bene.
Beh pochi, anzi usualmente proprio nessuno, fa vedere invece i casi di riuscita media, che sono decisamente mediocri, quando non totalmente scarsi.
Quindi, al paziente la scelta: scelta che, anche e soprattutto per via dell'alto costo dell'intervento, va fatta assieme al consulto di un medico dermatologo specializzato in implantologia.
Per i costi, anche qui la faccenda è variabile, ma un po' dappertutto i prezzi sono molto elevati.
In genere, si paga 'a bulbi innestati', ovvero a quanti bulbi vi impiantano in una sola seduta.
I prezzi variano, ma in Europa la media è di circa 6.000 Euro per circa 2000 bulbi.
Va fatto notare che, sebbene possano risultare a prima vista molti, 2000 bulbi sono una quantità scarsa.
Difficile dire l'area che possono ricoprire, perché è a discrezione del chirurgo e in accordo con la testa del paziente, ma di certo non bastano quasi mai a ricoprire decentemente una calvizie avanzata.
Mediamente, un autotrapianto costa dai 6.000 agli oltre 10.000 Euro (se necessita di sedute aggiuntive). Quindi il costo è considerevole.
Si consideri che una testa sana di un uomo giovane ha tra le 25000 e le 30000 unità follicolari (esclusi i capelli parietali), e che per coprire calvizie molto pronunciate - sempre se si ha a disposizione una zona donatrice di qualità - si può arrivare anche ad impiantare 4000 bulbi, con un costo finale di decine di migliaia di Euro.
Detto questo, è importante specificare che è abbastanza improbabile che il 100% dei follicoli impiantati attecchisca: la resa totale può variare da paziente a paziente, e più la sua percentuale è alta, e più il trapianto è considerato riuscito.
Di contro, c'è un limite tecnico ad impiantare più di 4000-4500 follicoli in una sola seduta: si possono rischiare mancati attecchimenti dei bulbi oppure devastazione delle aree riceventi e donatrici.
Ancora, è doveroso sottolineare che l'autotrapianto non ferma la calvizie dei bulbi ancora vivi, recettivi al DHT: solo i bulbi trapiantati saranno immuni alla caduta, ma ci saranno sempre rischi di nuovi diradamenti dei capelli geneticamente predisposti, quindi il risultato estetico può variare nel lungo periodo.
Ecco perché, in genere, qualsiasi autotrapianto necessita comunque di cura farmacologica (con minoxidil, finasteride e qualsiasi altro integratore) anche dopo l'intervento: le aree di capelli rimasti ricettivi devono essere quanto più a lungo salvaguardate, e le stesse si debbono necessariamente integrare con le aree ricostruite.
Per via di ciò, è imperativo informarsi con dovizia su tutto ciò che concerne l'argomento, sentire il parere di più medici specializzati, farsi opportunamente due conti in tasca e solo poi decidere.
Ho letto un'intervista al popolare Marco Masini, nella quale egli affermava di aver risolto il problema della calvizie con l'impianto di capelli sintetici.
È possibile una cosa del genere?
Sì, è possibile.
Come per le protesi, si tratta però di una soluzione prettamente estetica: non cura la calvizie, ma la maschera.
La tecnologia è disponibile da svariati decenni, ma solo recentemente - grazie all'utilizzo di nuovi materiali di sintesi - si sono iniziati a vedere risultati apprezzabili.
In pratica, nella cute vengono impiantati capelli sintetici realizzati in polibutilene tereftalato, una fibra dalle qualità tattili ed estetiche molto simile alla cheratina, che può essere trattata in differenti colori e qualità , adattandosi quindi a pressoché ogni capigliatura.
Grazie ad una base (asola) biocompatibile, il capello viene infilato sotto la cute, dove rimane ancorato per un tempo variabile.
Agli inizi, la tecnologia produceva risultati non così soddisfacenti: i casi di infezioni, rigetti e dermatiti erano molto frequenti, e la durata temporale degli impianti era bassa.
Recentemente la tecnologia è molto migliorata, e possono essere raggiunti buoni livelli di soddisfazione.
Anche in questo caso, i risultati possono variare moltissimo a seconda del chirurgo che opera, alla qualità dei capelli sintetici che vengono impiantati, alla conformazione anatomica del paziente e, ovviamente, alla sua risposta post-intervento.
Essenzialmente, i problemi di questa soluzione sono l'alto costo iniziale (per circa 2.000 capelli sintetici impiantati si possono spendere oltre € 4.000 senza contare le manutenzioni annuali), la necessità di ritoccare e reinfoltire periodicamente l'impianto (almeno una o due volte l'anno, datosi che mediamente si perde il 20% ed oltre della massa sintetica impiantata) e le inevitabili micro-cicatrici che si formano sulla testa, che potrebbero rendere impossibile, in futuro, una soluzione chirurgica della calvizie.
Il discorso del numero degli impianti è lo stesso di quello dell'autotrapianto: una testa sana di un uomo giovane conta circa 25-30000 capelli esclusi quelli parietali.
È logico che per coprire sufficientemente una calvizie molto avanzata, il costo annuo dell'operazione sarebbe sostenibile... Solo per una pop-star, infatti.
Ho visto la réclame di un prodotto che, grazie a della polvere coprente, maschera la diradatura sulla nuca.
Che dici, funziona?
Non avendo problemi di capelli, non l'ho mai provato.
Ma ho visto dal vivo come funziona, e mi sono andato a leggere come è fatto.
Si tratta, in poche parole, di una fine polvere di microfibre, a base di cheratina, anche se le esatte percentuali della molecola non sono chiare, e variano da prodotto a prodotto.
Disponibile in diverse colorazioni, in pratica viene spruzzata o spolverata sui capelli che vi sono rimasti, facendoli gonfiare e, soprattutto, colorando l'epidermide in modo che non si mascheri il diradamento.
Va fissata con un apposito spray, ed è un rimedio estetico e momentaneo.
Questo tipo di maschera estetica funziona discretamente solo nei casi in cui l'alopecia non sia eccessivamente ampia, e se il capello è della lunghezza giusta (non troppo corto ma nemmeno troppo lungo).
Anche il taglio influisce molto sulla buona riuscita dell'operazione.
Solitamente copre con buoni risultati il diradamento dietro la nuca, sempre se non eccessivo, mentre un po' meno bene riesce a coprire il front e le tempie.
Lo svantaggio sta nel fatto che in testa ci saranno miliardi di microfibre appiccicate, che macchieranno mani e cuscini, e che dovranno essere rimosse tramite lavaggio giornalmente.
Rimedio discreto per le calvizie del vertex e per diradamenti modesti, è totalmente inutile per chi ha già perso tutti i capelli.
E che mi dici dei parrucchini di nuova generazione?
Da quel che ho visto io, le protesi new-gen sono il rimedio estetico migliore per chi ormai ha perso tutti i capelli, e gli è rimasta solo la corona ippocratica.
Sono in pratica dei parrucchini fatti con capelli veri, ovviamente tagliati da chi li ha venduti all'azienda di produzione (che è quasi sempre cinese od indiana).
Tali capelli sono annodati ad un impianto di latice sottilissimo e fatto a 'nido d'ape', disponibile in diverse tonalità per tutti i tipi di pelle.
Vanno incollati, tramite apposita colla dermatologicamente neutra oppure tramite adesivi (sempre neutri), alla testa, in corrispondenza dello spazio vuoto dove un tempo si avevano i capelli.
I risultati, se le protesi sono ben scelte ed installate, sono ottimi: il lace (l'impianto a rete su cui vengono annodati i capelli) si maschera perfettamente con la pelle dello scalpo, è sottile qualche decimo di millimetro, è traspirante e si confonde in maniera pressoché perfetta con il restante dei vostri capelli naturali.
Praticamente, è impossibile accorgersi che la persona in questione indossa un parrucchino.
Anche al tatto, i capelli sono naturali (ovvio, sono veri), e pure pigiando le dita sulla testa, il lace non si sente minimamente.
Esteticamente, quindi, sono la soluzione migliore.
Attenzione: soluzione, non 'cura'.
Perché non si cura proprio un bel nulla: è una protesi estetica.
Gli svantaggi delle protesi sono ovvi: costo elevato delle protesi (vanno cambiate molto spesso, perché i capelli dopo un po' di sfibrano e diventano spelacchiati) e manutenzione periodica.
Mediamente, una protesi va cambiata ogni sei mesi circa, ed il suo corso si aggira sui 200-300 Euro, esclusa la manutenzione.
Manutenzione che dev'essere fatta settimanalmente, staccando la protesi con appositi scollanti, pulendola e poi riapplicandola.
Si arriverà un giorno al trapianto di capelli prodotti artificialmente?
Fermo restando che si dovrebbe arrivare a produrre artificialmente i bulbi e non i capelli, è uno scenario possibile.
O almeno: non è scientificamente campato in aria, come modello previsionale.
Grazie alle cellule staminali, ovverosia le cellule umane 'grezze', teoricamente trasformabili in qualsiasi tessuto, forse sarà possibile riprodurre in coltura tante cose utili, tra cui anche i bulbi capilliferi.
Sicuramente qualche università , compagnia od istituto di ricerca ci starà già lavorando sopra, ma il problema maggiore - presumo - è di natura squisitamente tecnica: in un adulto già formato, è difficile trovare un numero sufficiente di cellule staminali da usare con profitto.
A questo, assunto che si possa trovare un modo efficace per riprodurre in coltura bulbi vitali, andrebbe considerato sempre l’alto rischio di non attecchimento dell’ipotetico impianto, che è sempre presente anche negli auto-trapianti eseguiti tutt’ora.
Resta comunque un’ipotesi possibile, anche se molto probabilmente ci vorranno ancora molti anni di ricerca e sperimentazione per tirare fuori una tecnologia efficace.
Se l’alopecia androgenetica è un problema genetico, non è possibile curarla geneticamente?
Ovviamente, questa è una domanda che racchiude in sé anche la risposta (scontata): sì, teoricamente sarebbe possibile, ma al momento non è una soluzione fattibile.
Il problema è che il meccanismo che fa legare il diidrotestosterone al follicolo non è stato ancora capito bene, e soprattutto non si sa ancora il perché ciò succede.
Si ipotizzano varie spiegazioni, ma finora tutte non fanno luce sul mistero.
Molto probabilmente la risposta sta, come di sovente, in qualche gene che regola il processo, solo che al momento i dati scientifici disponibili nella letteratura medica sono ancora non del tutto chiari.
Non c'è ancora certezza sui geni che causano l'alopecia androgenetica: si sa per certo che sono sicuramente responsabili della 5α reduttasi, datosi che sul cromosoma 5 c'è il gene che regola il ricettore dell'enzima di tipo I, mentre sul cromosoma 2 c'è il gene che si occupa della ricezione dell'enzima di tipo II.
Tutto ciò comunque diventa molto più complicato durante la trasmissione ereditaria: parrebbe che la quasi totalità dei geni coinvolti risieda sul cromosoma X, e quindi quello che la madre trasmette al figlio maschio, oppure che entrambi i genitori trasmettono alla femmina.
Quindi parrebbe cadere anche un altro luogo comune, ossia quello dell'eridarietà padre-figlio: secondo questo schema, è molto più in relazione la trasmissione del nonno materno verso il proprio nipote.
Ottimisticamente, quando si capirà con esattezza l'esatto numero dei geni coinvolti e tutti i cromosomi su cui essi risiedono, si potrà tentare di sviluppare una cura specifica per la problematica.
La calvizie è davvero un problema?
Come detto in precedenza, l'alopecia è esclusivamente una condizione estetica, che quindi può essere sentita o meno come problema a seconda della psicologia dell'individuo che lo sperimenta.
Ci sono persone per cui la calvizie non costituisce alcun problema e che quindi non risentono minimamente della cosa, e ci sono persone per cui la perdita dei capelli è un gigantesco shock al quale non riescono ad adattarsi.
Ovviamente,
per i primi non ci sono né consigli e né suggerimenti da dare: sono felici come sono, si accettano e quindi la qualità della vita per loro non è minimamente intaccata dall'aver perso i capelli.
Non è una situazione rara, e anche nel mondo dello spettacolo - solitamente poco incline ai difetti estetici - ci sono famosissimi attori che non hanno mai fatto mistero della loro calvizie, ed anzi la ostentano con orgoglio.
Per chi invece non accetta assolutamente l'alopecia, il discorso si fa più complesso: è una situazione che può creare gravi disagi psicologici, minando fortemente la qualità della vita.
Spesso, chi soffre della perdita dei capelli e quindi non accetta la modifica non voluta del proprio corpo, arriva addirittura a non riconoscersi più: è un segno di forte disagio, che mina sia l'autostima, sia la cura del proprio corpo ed anche le relazioni sociali.
Queste persone sono disposte a spendere molti soldi - e molta pazienza - per cercare di risolvere il problema, con risultati che possono variare molto da soggetto a soggetto.
Quando si è molto preoccupati per la perdita dei capelli, si ha bisogno di un consiglio oppure si è intenzionati ad iniziare una costosa terapia, è imperativo rivolgersi prima di ogni altra cosa ad un medico dermatologo, che saprà sempre consigliare per il meglio il paziente.
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